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MANIFESTO LIBERATO

  • Nicolò
  • Jan 22, 2018
  • 4 min read

"Io non ho mai nascosto questa cosa, non l'ho mai nascosta e quindi mi prendevo tutte le conseguenze, combattevo. Ho sempre combattuto, contro mio padre, contro tutti. Sono sempre stata schietta e sincera, non me ne fregava di niente: io ero io e basta, non volevo nascondermi. A che cosa serviva? Perché mi devo nascondere, voglio essere una persona libera. Io il futuro prima lo immaginavo nero, oggi no è cambiato totalmente..."

Inizia con questo "sfogo" l'ultimo videoclip di Liberato, l'artista napoletano la cui identità è avvolta nel mistero, svelandone così il tema principale, Lgbt.

Il primo ascolto di una canzone è un po' come un appuntamento al buio, si ha paura che qualcosa possa non andare, che l'altra persona non ti piaccia, così quando ascolto un pezzo per la prima volta ho sempre paura di rimanere deluso. Sono a casa, da solo, cerco su YouTube il video di "Me staje appennenn' amò", mi metto le cuffie e premo play.

"Mi chiamo Liberato, sono di Napoli e faccio musica". Chi si celi dietro a queste parole rimane un mistero. Ma la cosa piace, forse perché per la prima volta nella musica italiana è l'arte a prevalere sull'artista, che preferisce rimanere nell'anonimato più assoluto, incentrando così l'attenzione del suo pubblico sui suoi contenuti, il suo manifesto.


C'è chi ipotizza si possa trattare di Livio Cori, rapper e attore che ha recitato una parte nella serie "Gomorra 3", ma in un'intervista è lo stesso Cori a smentire " Se fossi Liberato non ve lo direi".

Ho ascoltato per fare un confronto la canzone che l'artista ha scritto per la serie tv e malgrado le voci si assomiglino non credo si tratti della stessa persona.

Alzo il volume, il suono è un misto fra deep-house trance e dance anni 90'. La musica rispecchia perfettamente lo stile del video, anche se faccio fatica (come molti che non parlano una parola del dialetto napoletano) a capirne il significato. Me lo cercherò con calma dopo. Ora sono trasportato dalla musica. Il suo stile è riconoscibile e non si distacca dalla canzone che lo ha reso celebre "Nove Maggio". Insomma non mi ha deluso, anzi... Tra le altre cose da li a poco avrei incontrato una ragazza che mi avrebbe rivelato essere una delle comparse del video di "Me Staje appennenn'amo", il mio solito culo.

Le ho rivolto qualche domanda per saperne di più. Nicolò: Che fortuna, mi dici chi è Liberato? N: (Ride) Non lo so, lui sul set non era presente o almeno così ci è stato detto. Ma poi chi lo può' dire con certezza? Nicolò: Va beh ma non hai sospetti?


N: Premetto che è stata la prima volta in cui mi sono trovata in una situazione del genere, non avevo mai partecipato a un videoclip prima di questo. Quindi no, non saprei nemmeno ipotizzare un qualcosa sulla sua identità. Però è anche vero che è stata un'esperienza unica, proprio perché era come se ognuno di noi potesse dare un contributo. Mi sono divertita. Nicolò: In quali scene hai preso parte? N: A quella in cui si vedono un gruppo di ragazzi uscire dallo stadio e a quella successiva delle moto che sfrecciano in mezzo al traffico. Ognuno di noi era a suo agio, come se ci si conoscesse da una vita e quindi abbiamo fatto tutto con molta naturalezza. Per quanto riguarda la location ci tengo a sottolineare che Napoli rende molto bene quando si vuole fotografare una scena come quella del video, perché mette in risalto il fascino di un città tanto bella, quanto caotica e piena di particolarità.


Nicolò: Si dice " Vedi Napoli e poi...". Cosa pensi del tema scelto per il video? N: E' una tematica molto attuale e discussa ma Napoli ha una mentalità aperta. Nel video si vedono molti stereotipi tra cui quello che li chiamano O' Femminiello, non in senso negativo eh! Ovviamente c'è anche chi è omofobo, ma la stupidità è una caratteristica comune al giorno d'oggi.


Dopo questa chiacchierata e dopo aver letto il testo, ho voluto riascoltare la canzone altre due volte in contesti completamente differenti per cercare di cogliere altre sfumature. Quindi ho scelto di ascoltare il pezzo di ritorno da una serata mentre camminavo in solitudine per le vie di Milano nel cuore della notte. La canzone era la stessa eppure percepivo una energia diversa, molta nostalgia forse dovuta ai synth anni 90'. E' venuta poi la volta dell'ascolto con alcuni amici che non conoscevano l'artista, le reazioni sono state incredibili: tutti hanno iniziato a ballare nello stesso momento in cui il beat inizia a farsi strada nella canzone, segno che la musica di Liberato arriva malgrado i testi siano in napoletano stretto.


Alcuni hanno ipotizzato anche che dietro a questo progetto ci sia il cantante di Latina, Calcutta ma anche qui nessun indizio. Liberato è un mondo tutto da scoprire ma la bellezza sta proprio in questo: è una critica alla società delle apparenze, alla musica che spesso passa in secondo piano rispetto alla figura dell'artista stesso. Eppure come puo' tutto ciò avere una personalità, trovare un riscontro così forte e soprattutto un enorme successo? Forse perché siamo di fronte davvero a un Manifesto, a un Banksy della musica che potrebbe riscrivere uno scenario diverso rispetto a quello conosciuto fino a ora, in cui la produzione musicale è in risalto, il Visual concept dei videoclip ci raccontano una storia nella quale non è importante ci sia un'artista a farne da protagonista, in cui l'idea di arte si eleva alla collettività. Per cui sti cazzi, tenetevi il nome di Liberato ma usciteci l'album !



 
 
 

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